Dare una definizione di “identità” è, come per tutti i concetti astratti, molto difficile e allo stesso tempo riduttivo. In generale, con questo termine siamo soliti riferirci all’insieme delle caratteristiche che rendono qualcuno quello che è, distinguendolo da tutti gli altri La gestione dell’identità ha sempre destato grande interesse in campo psico-sociologico ben prima dell’arrivo di Internet, figuriamoci adesso che le nostre attività online stanno diventando sempre più intrinsecamente connesse e complementari a quelle offline.
Durante il primo dei tre workshop del progetto Giovani Connessioni, organizzato dall’Associazione di promozione sociale ConKarma a Montevarchi , si è proprio discusso di identità online. Alessandro Grechi e Michele Squillantini del progetto TAG hanno mostrato, tramite delle slide, le evoluzioni del concetto e dell’uso di digital identity nel corso degli ultimi anni e messo in evidenza quanto sia importante una gestione oculata dei nostri profili, sia per gli sbocchi professionali, sia per evitare piccole grane quotidiane.
Se la fase 1.0 del Web è stata caratterizzata da un massiccio uso del nickname per proteggere e/o nascondere la propria identità anagrafica, con l’avvento dei Social network e in particolar modo di Facebook, l’era dei nickname e dei forum è stata ampiamente superata da ciò che si può definire SocialWeb. L’identità digitale e quella personale hanno finito per coincidere, fatta accezione per gli account fasulli! “Se Facebook fosse un paese, sarebbe il terzo al mondo per popolazione dopo la Cina e l’India.”, con questa frase Michele Squillantini dà subito un’idea ai partecipanti al workshop dell’estensione e delle potenzialità di questa piattaforma social che, dietro all’apparenza innocua di un marchio blu e bianco, nasconde in realtà una fitta rete di strategie di marketing e di introiti pubblicitari. Tuttavia, anche questa seconda fase si sta già evolvendo in qualcos’altro. Siamo ormai entrati in un’era di transizione e raffinamento dei cambiamenti apportati dai social network, un’era in cui le “centomila identità dell’utente”, citando Pirandello, stanno pian piano convergendo in una sola. Non c’è più un uso dei social network a compartimenti stagni e l’ingegnere Mario Rossi si mostra nei suoi post e nei suoi tweet anche altri lati di sé: padre di famiglia, amante della buona cucina, tifoso della Fiorentina e magari ecologista convinto.
Spesso si autorizzano applicazioni e strumenti ad accedere direttamente al nostro profilo Facebook e ad entrare così in possesso dei nostri dati. Lo facciamo per evitare di compilare dei moduli, perché siamo in un certo senso ingenui e nutriamo fiducia verso il mondo, anche quello Web, che crediamo ospitale e innocuo. In realtà, noi che siamo così restii a firmare petizioni o fogli se fermati per strada, concediamo con nonchalance l’utilizzo dei nostri dati e accordiamo il permesso di inviare spam alle nostre caselle mail. Si, proprio noi che magari nella cassetta della posta affiggiamo messaggi minacciosi per evitare che la riempiano di volantini promozionali di compagnie internet o telefoniche.Parallelamente alla convergenza di tutti i social network e di tutti gli account registrati dall’utente, si verifica anche la scomparsa delle barriere che separavano nettamente vita reale da vita digitale. Non basta più spegnere il computer per ritornare persone in carne ed ossa con interazioni tangibili all’insegna della fisicità. Infatti, cresce sempre di più il numero di persone in possesso di uno Smartphone e si finisce per inviare un link su Whatsapp all’amica che sta di fianco a noi o chattare su Facebook tra coinquilini all’interno della stessa casa.
Ciò mette in evidenza la necessità di maggiore attenzione all’uso degli strumenti, soprattutto quando si parla di ragazzini. Urge assolutamente far comprendere ai più giovani ciò che comporta la condivisione della propria vita online e ancora di più il valore che hanno, o che potrebbero avere in futuro i propri dati, troppo spesso “regalati” con sufficenza. “Il Web non dimentica, attento a cosa posti” , questo potrebbe essere il monito da dare in futuro a nostro figlio. Proprio in quest’ottica di sensibilizzazione ed educazione delle nuove generazioni è stato concepito il progetto “Giovani connessioni” e ci auguriamo che ne nascano altri sulla sua scia.