Gli Zen Circus sono oramai una bella realtà rock della musica nostrana. Il loro lungo percorso comincia nel 1994 a Pisa quando Andrea Appino, cantante, chitarrista e paroliere della band decide di fondare gli Zen insieme a Teschio. I primi lavori sono tutti in lingua inglese e non riscuotono molto successo ma nel 2003 con l’addio di Teschio le cose cominciano a cambiare. Adesso il nome della band è il definitivo The Zen Circus e la formazione è composta da Appino, Ufo al basso, e Karim Qqru che sostituisce Teschio. Arrivano le prime canzoni in italiano, quindi ha inizio un nuovo corso, che sfoceranno nell’album Villa Inferno prodotto da Brian Ritchie, bassista dei Violent Femmes che aveva condiviso il palco con gli Zen Circus durante il tour della sua band. Nel 2009 esce Andate tutti Affanculo con il quale gli Zen Circus cominciano veramente a farsi conoscere grazie ad un estenuante attività live e che gli vale il premio italiano per la musica indipendente anche grazie a brani come l’omonima Andate tutti Affanculo e la scanzonata ed ironica Canzone di Natale.
L’11 ottobre 2011 esce l’ultimo loro lavoro Nati per Subire per l’etichetta La Tempesta. Il titolo, come ha dichiarato lo stesso Appino, prende spunto da episodi biografici, in quanto quando lui frequentava le scuole superiori glielo scrivevano sul motorino. L’album è una descrizione dell’Italia in chiave critica, a volte scanzonata e che fa riflettere per le numerose tematiche trattate. Si va dall’immigrazione, come nella canzone Franco che parla di un operaio rumeno che dorme in macchina e che pensa alla sua famiglia ed alla sua amante che ora sono lontano, alla critica politica, come in La democrazia semplicemente non funziona o di Nel paese che sembra una scarpa, traccia di apertura del disco, dalla religione come in L’amorale che è una sorta di filastrocca di un bambino già disincantato che recita nel ritornello “Dio non esiste, lasciatelo dire, è una morale per me, un’amorale”, alla generazione malata italiana di “Cattivo Pagatore” che fa di tutto pur di apparire, modificando auto o consumando cocaina ma che in realtà ha debiti e che pur di campare è costretta a far lavare le scale all’ipotetica moglie incinta di turno.
Un disco che parla senza peli sulla lingua di come stanno realmente le cose, un disco quindi che oltre agli eccellenti riff orecchiabili divenuti oramai un marchio di fabbrica degli Zen Circus, prova a fare anche politica senza nascondersi dietro maschere di sorta.Il loro intento è raccontare quello che devono raccontare e considerando le parole che i testi contengono, il fatto che solo dopo due o tre ascolti le canzoni ti rimangano in testa in maniera indelebile è un ottimo risultato. Da sottolineare come il tutto sia stato facilitato da arrangiamenti sempre freschi ed orecchiabili che ben si sposano ai testi.
Nati per subire è un disco che rappresenta il consolidamento di un percorso di un gruppo che ha deciso di tornare all’italiano come lingua nella quale esprimersi e che esalta le doti cantautoriali dei loro membri, in particolar modo di Appino. Questo percorso è iniziato e prosegue senza timori reverenziali e lasciando l’innocenza da parte, come dice Appino nel brano che da il titolo all’album “… l’innocenza non esiste e gli dei siamo noi”.
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