Questo articolo è apparso in data 31 Ottobre sul Paìs, sezione cultura con il titolo originale di “Miguelanxo Prado gana el Nacional de Cómic con ‘Ardalén’, scritto da Tereixa Constenla. Traduzione Giada Petrucci.
Miguelanxo Prado (nato a Coruña nel 1958) ha una vasta carriera, molti riconoscimenti come autore di fumetti (ad Angulema, Barcellona…) inclusa l’estrema ammirazione da parte di Spielberg. Questa mattina ha vinto di nuovo: il premio Nazionale del Fumetto 2013 con Ardalén. L’album, pubblicato in gallego da El patito editore e in castellano da Norma, è un fedele esempio del suo stile: la storia si muove in una nube tra il magico e il reale, il tratto è più dipinto che disegno. Per terminare quest’opera, l’autore ha impiegato tre anni e mezzo. “Il fumetto è un linguaggio molto lento. Non hai attacchi, hai solo un foglio bianco dove devi disegnare vignette su vignette. Per questo ho lavorato con un buon ritmo, ma credo che se non avessi avuto la mia esperienza avrei impiegato il doppio del tempo nel terminare”, racconta per telefono poco dopo aver ricevuto la notizia del premio dalla sua casa in campagna a Segovia.
Il verdetto della giuria è stato sicuramente allietante, ma Prado fa una riflessione più sul collettivo che sull’individuale. “Il premio è stato di impatto, molta gente infatti ha iniziato a rendersi conto che si possono affrontare diverse tematiche”. “Anche se in Spagna la situazione fumetto non ha una risposta paragonabile ad altri stati come Francia o Belgio, dove lo legge il ministro della Cultura tra gli scaffali del supermercato, il premio ha comunque aiutato a cambiare la visione di prima”, aggiunge.I protagonisti di Ardalén sono Sabela, una donna in crisi che inizia a cercare le origini della sua famiglia, segnata dalla scomparsa di un nonno emigrato, e Fidel, un uomo solitario che potrebbe custodire preziosi ricordi per quella ricerca. Tra i due nasce una relazione che, come spesso succede in Prado, si divide in due strade, una magica e l’altra incollata alla realtà. La giuria ha voluto evidenziare il carattere poetico dell’opera che mischia realtà e sogno, memoria e l’oblio, e la maestria tecnica nell’uso del colore. Il premio, concesso dal Ministro dell’Educazione, Cultura e Sport, è di 20.000 euro.
Prado ha ottenuto un riconoscimento internazionale con Quotidianìa Delirante (1987) e Trazo de Tiza (1992). Entrambi si trovano nei “1001 fumetti da leggere prima di morire”, edito in Spagna da Grijalbo. Anche se come tutte le selezioni è stata arbitraria, non è così scontato che Prado sia stato l’unico spagnolo con due opere ad essere incluso nel volume che aspira a cambiare il canone mondiale del fumetto. Cominciò tutto da riviste come Creepy, Comix, Internazionale e Zona84. Nel 1985 pubblicò Frammenti da Enciclopedia Delfica, sua prima opera in solitaria, dopodiché seguirono Stratos nel 1987 e la serie Quotidiana Delirantese pubblicò nella rivista satirica El Jueves. Ha lavorato per la televisione gallega, creando il personaggio Xabarìn e tutti i personaggi della serie Os Vixìantes do Camiño. Nel 2003 pubblicò insieme allo sceneggiatore di Sandman, Neil Gaiman, nel libro collettivo Noches eternas. Dal 1998 dirige il salone del fumetto Viñetas dall’Atlantico.
Gemma Sesar, direttrice di El patito editorial, mette in luce la sua professionalità (“che mantiene sempre”) e la sua semplicità, indipendentemente dal suo successo: “E’ stato a capo dei fumettisti della serie Men in black, ha lavorato con Spielberg e non si è mai fermato.” In breve tempo, dal 1997 al 2001 creò più di 1.700 personaggi tra umani e alieni per diverse serie di animazione.
Da poco si è anche dato all’audiovisivo con il film De profundis, un film fumetto muto con protagonista un pittore che sogna di essere un marinaio, e che vive in mezzo al mare con una suonatrice di violoncello (di nuovo il mare, con le sue creature fantastiche e il suo universo onirico) con l’Orchestra Sinfonica Galiziana a far da sottofondo. La sua opera è stata tradotta in 14 lingue e Ardalén è stata l’unica opera uscita nel mercato simultaneamente in gallego, lingua originale della prima versione, e in castellano (tradotto e “riscritto”)