Il tema dell’aborto spontaneo ultimamente è spesso in primo piano nelle pagine di attualità, dopo che il Ministro della Giustizia, Alberto Ruìz Gallardòn, ha annunciato che la riforma di questa legge, promulgata dal governo socialista nel 2010, deve essere modificata. Il ministro intende annullare l’ipotesi di malformazione della legge, ossia, ciò che permetteva ad una donna incinta di interrompere volontariamente la gravidanza fino alle ventidue settimane di gestazione se si dichiaravano malformazioni psichiche o fisiche gravi o incurabili. Il diritto di decisione da parte dei padri, o il diritto alla vita del non-nato, sono la questione più importante, ponendo in difficoltà lo stesso partito popolare spagnolo.

Il governo Zapatero approvò questa legge nel 2010 con qualche intoppo. I cittadini contro e quelli a favore hanno di sicuro rallentato l’iter legislativo. Le manifestazioni cattoliche affollavano le città spagnole, schierandosi contro la nuova riforma di legge, che permetteva l’aborto entro le quattordici settimane anche senza nessuna motivazione; quello entro le ventidue settimane attraverso una dichiarazione di malformazioni, e in stato più avanzato, quello con un consenso del tribunale medico. Ma Gallardòn insiste “difendere il diritto alla vita del non-nato è una scelta progressista che si può fare”.

Mentre dall’altra parte i ginecologi che difendono l’aborto per ipotesi di malformazione dichiarano che la realtà non può essere ignorata, e che si tratta di un diritto che le donne necessitano, anche se si tende a penalizzarlo. Gratacòs, specialista in medicina prenatale, aggiunge che con questo si può dar risposta ad una situazione molto complicata: “Non si possono abbandonare questi casi. Per queste donne la situazione è estremamente drammatica. Si passa da una situazione di speranza, passando per una maternità molto desiderata, ad una realtà troncata!”

Ma il cambio di governo nel 2012 fa sì che in Spagna tornino temi che ormai si credevano superati. È il riprendere un argomento rimasto difficile da digerire per il Partito Popolare e che Gallardòn solleva di nuovo mettendosi contro il proprio partito. Se si rendesse illegale l’interruzione di una gestazione con ipotesi di malformazioni o malattie gravi, la legge sarebbe più restrittiva di quella del 1985, allontanandoci dai nostri vicini europei.

Nemmeno Mariano Rajoy, attuale presidente del Partito Popolare, ha appoggiato la decisione del suo ministro, dichiarando “Non è che non voglio darle risposta. Ma si tratta di un argomento che si sta dibattendo fortemente all’interno del governo e quando avremo una soluzione sarà subito comunicata all’opinione pubblica”.

Per ora questa divisione ha impedito a Gallardòn di presentare la riforma in questi sedici mesi. Anche se il ministro sembra disposto a venirne fuori prima di questa prossima estate. La legge cambierà, e troverà sempre nuovi cambiamenti con lo stesso ritmo con il quale si alternano i governi, e non finirà mai di essere così, almeno finché non arriveranno dei leader più coerenti che sappiano pesare le credenze e le idee politiche ai fini delle necessità dei cittadini stessi.

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