Non solo Venezia ma anche Firenze ha la sua Biennale, e ha luogo presso la Fortezza da Basso fino all’8 dicembre del 2013. Biglietto intero 10 euro, 8 per gli studenti e 5 per i soci UniCoop Firenze.
Iniziamo.
All’interno del padiglione Spadolini della Fortezza da Basso è stato installato un lunapark degli orrori. Non è né inutile né da ignoranti denigrare il tipo di opere ivi esposte, ma è invece una necessità quasi naturale e fisiologica, avvertita anche – e soprattutto – da giovani studenti interessati alle espressioni figurative del mondo contemporaneo.
Subito alcuni pensieri sparsi:
L’apogeo del kitsch, un’accozzaglia senza senso, il naïf più triviale, il banale più noioso…
Immancabili creature ibride, mutile, abbiette e allo stesso tempo piacevolmente trash.
La armadura afrodita, Javier Navarro Romero, 2011
L’ossessione dell’individuo che decide di fare “arte contemporanea” – ribadiamolo – è quella di trasgredire, a tutti costi e con tutti i mezzi, i confini del gusto, del sensato, della tradizione, e di essere altresì blasfemi, provocatori e osceni, senza un motivo in particolare; è il loro bisogno impellente! Queste persone, pertanto, non sono più minimamente interessate a creare, a dar vita a un’espressione artistica, ad abbandonarsi all’ispirazione, a comunicare, a fare arte, in sostanza! Il loro unico impegno, perseguito con calcolata diligenza, è stravolgere tutto. Obiettivo: la nausea.
A tal proposito ci preme segnalare le opere di Thomas Baccaro: Red, Inri e Transgender, allestite in modo da rievocare l’iconografia della crocifissione. Il Cristo è tramutato in una radiografia di uno scheletro perturbante, Maria in un transessuale sovrappeso con le treccine, e Giovanni in un gangster di colore. L’insistere sul blasfemo è tedioso, e gli esiti disgustosi, anche per chi si ritiene non credente.
Red (2011), Inri (2013), Transgender (2008), Thomas Baccaro.
E’ la kermesse di alcune categorie egemoni e ormai trite, in cui l’inventore contemporaneo è invischiato, e che non è ancora in grado di superare: l’orripilante, la necrofilia, il kitsch infantile e il degradato.
Varie opere esposte che rappresentano le categorie dell’orripilante, del degradato e del kitsch
Azzardiamo degli assiomi: Trasgredire, e non più creare. Shoccare, e non più comunicare.
Pochi esempi validi e di arte genuina sono invece opere realizzate principalmente da pittori cinesi. Si ravvisano in generale due tendenze, diverse tra di loro: una basata sull’iperrealismo, particolarmente interessato a indagare una silente e sobria avvenenza femminile; l’altra costituita da visioni poetiche ed enigmatiche della natura, che hanno un riferimento all’antica tradizione figurativa orientale. I loro lavori spiccano con forza tra l’ammasso di oggetti inutili che regna in questa folle esposizione. In esse vi è, noi crediamo, qualità, espressione ed impegno.
Xiao Hauzhao, dipinti con acrilico
Apprezzabili anche i lavori di video art, tra cui segnaliamo il video del filippino Paul Alex M. Samaniego, in cui tuttavia persiste un’atmosfera di angoscia e tormento, aspetto cronico dell’arte di oggi che bisognerebbe superare.
Still del video di Paul Alex M. Samaniego
Sono 1000 opere di più di 250 artisti provenienti da 50 paesi, è scritto sulla brochure. Un’esperienza all’insegna di due poli opposti: il divertimento e il ribrezzo. Unici episodi positivi la premiazione di artisti famosi e di spessore, tra cui Anish Kapoor.
Ci permettiamo umilmente di avanzare critiche nei confronti dei criteri di selezione, e delle conseguenti scelte operate, giacché ci sembrano alquanto divergenti da qualsiasi coerenza logica, e remota dall’umana ragione (e sensibilità!). Tale aspetto è gravissimo per un tipo di evento che dovrebbe documentare con serietà e ponderatezza l’arte odierna, o che pretende di farlo.
Abbandoniamo le crudeli considerazioni e affidiamoci a qualche speranza: C’è arte lì fuori da qualche parte (?), ma è obliata e celata. L’arte non può morire.
Foto di Azzurra Guerrini