I frequentatori più assidui di concerti la riconosceranno istantaneamente…
Il suo nome accompagna gli scatti degli eventi più importanti della Penisola.
Le sue fotografie trasudano energia e regalano emozioni anche ai non presenti.
L’abbiamo incontrata alla fine della scorsa estate per domandarle della sua vita e di quello che accade sul palco: Il Malpensante vi consegna i pass per entrare nel mondo di Elena Di Vincenzo.
Chi è Elena Di Vincenzo?
Professionalmente parlando una fotografa specializzata in live musicali, sport ed eventi commerciali privati e pubblici. Al di fuori di quello, una ragazza un po’ cresciuta che ha ancora in testa sogni, idee e tanta voglia di vedere il mondo.
Com’è iniziata e come si è sviluppata la tua carriera fotografica? Dove hai realizzato i tuoi primi scatti?
I primi scatti in ambito musicale li ho iniziati a fare a Dublino, dove ho vissuto per un po’: avevo una macchina fotografica orrenda, ma nelle serate libere mi divertivo a girare tra il Vicar, il Whelan’s ed anche nei locali più piccoli tipo il Mezz, per fotografare gli artisti che mi piacevano o semplicemente i miei amici musicisti che ormai facevano parte della mia vita, lì in Irlanda. Una volta tornata in Italia, un amico mi ha convinta a provare a far qualcosa di serio su Milano e mi sono buttata. In 6 anni, tra porte che si aprivano e chiudevano, mi son dedicata a tutto ciò che mi interessava, dalla musica allo sport, fino ai lavori per clienti tra agenzie varie… E son cresciuta, anche grazie a quei pochi fotografi meravigliosi (soprattutto di sport) che mi hanno studiata ed hanno poi deciso di darmi delle occasioni di crescita professionale. Chiamarla carriera è esagerato, perché non ho mai avuto dei riconoscimenti grandi o importanti, però grazie a queste persone sono riuscita a capire come andava sviluppato un percorso fotografico e tutti i loro consigli li tengo ben custoditi. I primi scatti italiani forse sono stati fatti proprio all’Alcatraz per un Jack Daniel’s Xmas Party; all’epoca giravo molto tra Magnolia, Casa 139 ed anche ai Magazzini Generali… Quindi anche in questi locali. Ho impiegato anni per arrivare a scattare concerti al Forum d’Assago e a San Siro sono entrata per la prima volta nel 2013 con i Bon Jovi e lì l’emozione è stata fortissima: passando dalla carraia e vedendo lo stadio lì, tutto in attesa dell’evento, avevo gli occhi un po’ lucidi. È stato bellissimo.
Ti troviamo in giro come fotografa ufficiale dei concerti più importanti d’Italia; come vivi l’elettricità del palco? Cosa provi mentre gli scatti si fondono con la musica?
Ormai l’emozione iniziale lascia spesso il posto alla preoccupazione per avere un posto migliore. Se conosco l’artista l’agitazione è contenuta, se invece è il primo incontro sono più che altro curiosa. Cerco di studiarlo prima tramite i canali online, altrimenti mi concedo qualche momento per vederlo live per poi decidere come fotografarlo. Spesso e volentieri difatti rimango laterale rispetto al pit ad osservare quello che avviene sul palco. Questo perché credo sia giusto capire l’artista nella serata specifica e decidere che scatti si vogliono portare a casa, anche in base alla pubblicazione o al cliente. È un lavoro che richiede passione, ma è pur sempre un lavoro, quindi la testa deve esser lucida e le mie emozioni o quel che posso provare io in quel momento deve essere incanalato nello scatto. Mi interessa riuscire ad ottenere una foto che abbia un’emozione dentro e che possa poi trasmetterla a chi la guarda. È una bella sfida. Eccezioni però ve ne sono sempre, se hai davanti un artista con la A maiuscola tipo Springsteen o anche come mi è accaduto con B.B. King vi è un tale magnetismo che non riesci a staccare l’occhio dalla macchina. E quella emozione nel fotografare qualcuno che adori la senti, grazie soprattutto a tutto il contesto che hai intorno, quindi sia la location che i fans. Quando vi è quella energia e collaborazione tra artista e pubblico ti senti nel posto giusto. E un po’ privilegiata perché sei lì per poi dare una tua testimonianza della serata. E quando capita e va tutto al meglio quello è il lavoro più bello del mondo. Ma davvero uno dei più belli al mondo.
Se ti facessimo scegliere un paio di concerti, di quelli che hai fotografato dall’inizio di quest’anno (2016 n.d.r.) quali date sceglieresti da rivivere come spettatrice?
Così a memoria forse Florence And The Machine a Bologna: se la definiscono una dea un motivo c’è. L’avevo già vista al Forum lo scorso dicembre, ma il darsi così generosamente al pubblico è qualcosa di raro e non da tutti. Quell’energia che ti regala ad ogni live è enorme ed unica, come lei. Aggiungere Mark Lanegan, l’amore musicale della mia vita, ma solo se variasse le scalette.
Puoi raccontarci un episodio curioso, un aneddoto o semplicemente un ricordo legato ad un live che hai documentato?
Potrei raccontarti di quella volta che ad un concerto metal mi sono ritrovata a fare da cavalletto per un cafonissimo fotografo che simpaticamente mi ha appoggiato sulla testa la sua macchina fotografica… Ero più snella, magari mi aveva scambiata davvero per un monopiede! Vorrei poterti poi descrivere minuziosamente le facce di noi fotografi al live di Trezzo quando il cantante di una band scozzese fece una sorta di spaccata in volo e scoprimmo tutti, pubblico compreso, che davvero sotto il kilt non si portano le mutande! Vorrei aver fotografato la faccia del collega quando Justin Hawkins dei The Darkness prese la fotocamera dalle sue mani e fece per mettersela nei pantaloni per fotografarsi il membro. Oppure la faccia di un altro quando il cantante dei Mars Volta gli attaccò il chewing gum che stava masticando fino a pochi secondi prima sul paraluce del 24-70. Di episodi strambi che fan ridere ve ne sono molti, e tanti purtroppo è bene rimangano segreti o privati. Però in genere basta buttare un occhio nel pit, a volte qualcosa di divertente capita.
Con tutti gli eventi che hai fotografato esiste almeno un gruppo o un artista che non hai ancora incontrato e che vorresti fotografare?
Ve ne sono tantissimi! Non ho mai fotografato i Rolling Stones o gli U2! Bono sì, con Renzi ad Expo, ma mai on stage con la band. Desidererei tantissimo poter fotografare Mick Jagger, perché come disse Grotowski è l’esempio vivente di quello che deve essere un artista su un palco. Poi vi sono altri musicisti meno noti, che ho visto sempre all’estero, come Duke Special o Cathy Davey.
E se ti chiedessimo di abbandonare tutto per scegliere un unico artista da fotografare per tutta la vita, per chi faresti questo sacrificio?
Domanda difficile. Sono una persona che con la quotidianità si annoia spesso, per cui un unico artista da seguire mi terrorizzerebbe molto. Quindi in caso la scelta dovrebbe essere per qualcuno di eclettico, mai banale che si confronta spesso con le novità e che faccia tante collaborazioni per crescere professionalmente e musicalmente: forse Joshua Homme. È uno dei pochi geni musicali che adora sperimentare e lavorare con più artisti. Ecco, lui forse. Poi se vi fosse modo di lavorare anche con sua moglie Brody Dalle credo diventerei la fotografa di live più felice del mondo.
Elena, ti riposi qualche volta?
Dipende dai mesi. D’estate pochissimo, però son fortunata perché ho due bellissimi cani che mi fanno da antistress e mi riempiono casa e vestiti, ahimè, di peli, ma anche di tanto amore. Quando poi posso e ho qualche giorno libero o da ritagliarmi prendo la macchina da viaggio (ora una Fujifilm XT10, prima la mia adorata Canon G1X) e parto. Non sono mai viaggi riposanti a livello fisico perché prendo l’occasione come se fosse l’ultima e cerco di vedere di ogni posto, luogo o città, tutto quello che posso, sperando di conoscere più persone possibili per arrivare a capire un luogo, uno stato o una città nel suo essere. In questo periodo della mia vita è il ricercare emozioni dalle città e dalla gente che la vive quello che mi fa stare bene, per cui penso sempre mi riposerò una volta a casa; poi non capita mai, quindi alla fine mi salvano sempre le domeniche passate sul divano. Poi insomma, a volte ci si riposa di più facendo ciò che si desidera e che ti rende felice, quindi per ora va bene così. Riposerò per bene quando sarò più grande, si dice così no?
Per saperne di più visita elenadivincenzo.com oppure la pagina Facebook