Immaginate, se non l’avete visto, un film malato, dall’inizio alla fine, ironico fino al comico e angosciante al tempo stesso, figlio di un copione perverso.
Una sorta di Delitto e Castigo moderno, con molte differenze ma con lo stesso instabile equilibrio fra la voglia macabra di farti scoprire e poter espiare la colpa e la sfida continua con chi indaga sognando di passarla liscia. Se poi sei il capo della polizia politica appena promosso dalla sezione omicidi, puoi sempre divertirti a lasciare tracce e a condurci i colleghi salvo poi intimidire sistematicamente chiunque si stia avvicinando troppo alla verità, facendo leva sul fatto che sarebbe veramente troppo assurda per chiunque.
Immaginate un grande attore, dichiaratamente di estrema sinistra, capace di rifiutare parti importanti e remunerative in film di grandi produzioni, preferendo interpretare scritture “minori” che raccontino la società o reinterpretino l’eterna storia delle ingiustizie fra gli uomini. Uno che parte dal teatro, passa dagli spaghetti western, per diventare fra gli altri Bartolomeo Vanzetti, in Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno nell’omonimo film, Enrico Mattei in Il caso Mattei o l’operaio Lulù Massa in La classe operaia va in paradiso, per dirne alcuni.
Pensate alla soddisfazione di poter recitare la parte contraria della tua vita.
Gian Maria Volonté si mangia il copione, lo supera, forse lo reinterpreta, di sicuro firma il suo capolavoro nel capolavoro. Un’interpretazione talmente grottesca da diventare realistica, un’attenzione maniacale in ogni gesto, parola, sguardo, una gioia intima nel farlo. Ecco un uomo in tutte le sue contraddizioni che impersona la legge, con tutte le sue contraddizioni; ecco lo scarto come fossero giorno e notte fra la vita pubblica piena di persone e luce e le oscurità del privato che ognuno ha.

Gian Maria Volonté
Gian Maria Volonté

L’uomo, l’attore e il personaggio diventano tutt’uno per tutta la durata del film.
Unite trama, attore, un paese paranoico che pare lontanissimo e che invece è il nostro passato prossimo e se non l’avete ancora fatto guardatevi il film, se l’avete già visto in un giorno di pioggia un’ altra occhiata gliela darei.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, 1970, regia di Elio Petri, sceneggiatura e soggetto di Petri e Ugo Pirro, con un mitico Gian Maria Volonté, un’affascinante Florinda Bolkan e un sottomesso Aldo Rendine nei panni del dottor Panunzio.
Film pluripremiato, fra cui ricordiamo il Premio Oscar 1971 come miglior film straniero e il David di Donatello dello stesso anno a Volonté come miglior attore protagonista.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO