E’ uscito da poco un interessante libro di Greg Prato, giornalista musicale di discreta fama, dal titolo The Faith No More & Mr. Bungle Companion, titolo (che potremmo tradurre come “il manuale dei FNM & MB”), che mantiene le aspettative.

Da anni tutti i fans hardcore di entrambe le band lamentavano, giustamente, l’assenza di una biografia definitiva o quasi e l’ottimo lavoro di Prato copre tutti gli aspetti, più o meno controversi di una storia lunga ormai 30 anni e che ha sicuramente contribuito a cambiare il nostro punto di vista sul significato di rock, metal e forse di musica.

Ne approfittiamo per un breve excursus; per approfondire e scoprire tanti aneddoti divertenti (o meno), vi rimandiamo alla lettura del libro.

I Faith No More si formano ufficialmente nel 1983, allorché al nucleo originale dei Faith No Man, già composto dal trio Gould-Bottum-Bordin, sempre presenti nella band fino ai giorni nostri, si aggiungono due personaggi di alta visibilità come Chuck Mosley e Jim Martin. Il primo, cantante per modo di dire (per sua stessa ammissione) e il secondo un membro mancato dei Lynyrd Skynyrd con tanto di stivaloni e sigaro in bocca, danno il tocco definitivo a una band ancora molto debitrice alla new wave inglese e al post punk americano, ma che ha già in nuce molti elementi interessanti. I primi due album, We Care a Lot (1985) e Introduce Yourself(1987) hanno ancora diverse asprezze da smussare, ma suonano tuttora freschi e interessanti.

Come per i loro idoli Killing Joke, la perizia musicale di (quasi) tutti i membri viene alchimizzata in piccole formule geniali: la batteria sincopata che riecheggia gli studi di musiche africane di Bordin, il basso pulsante e quasi sempre filo conduttore dei brani di Gould, le cupe tastiere di Bottum che sanno talvolta inventare digressioni disco o orientali, una chitarra minimal ma potentissima e una voce da crooner disperato che si avvicina al rap. Una sintesi che li renderà veri eroi della scena alternativa di San Francisco, ma che sarà al tempo stesso un involontario motivo di distacco dallo show biz, per sempre.

I Faith No More non disprezzano il successo, anzi, e lo dimostrano pubblicando un bestseller poco dopo, come vedremo. Eppure, per carattere e gusti musicali, vogliono suonare solo ciò che piace loro; non sopportano groupies o tutti gli eccessi che circondano mediamente la vita dei musicisti – e nel libro di Prato potrete leggere chicche gustosissime, a riguardo. E per questo interpretano il motto sex, drugs & rock’n’roll a modo loro: riservatissimi sulla vita privata, il tastierista decide di fare outing sulla sua omosessualità in un periodo, gli anni ’90, in cui poteva significare bruciarsi la carriera (“ma ho pensato che ragazzi come me potessero vedere un modello positivo”, dichiarerà), lo stesso Bottum passa un periodo di tossicodipendenza che mantiene però privato, e il rock’n’roll… beh, probabilmente lo riscrivono del tutto, attraverso un album di diffusione planetaria e, a seguire, un assoluto capolavoro.

1989, esce The Real Thing. Lanciati verso lo star system, i FNM si trovano senza cantante e decidono di affidarsi al giovanissimo Mike Patton, vocalist degli allora sconosciuti ma già schizoidi Mr. Bungle, e, molto semplicemente, inventano il crossover.

Patton è ancora acerbo, per quanto potentissimo, eppure un pezzo come Epic rappresenta quasi il parametro di un intero decennio e, in quegli stessi 55 minuti, troviamo perle di puro heavy metal (Surprise! You’re dead) o pezzi al piano da far invidia a Sinatra (Edge of the world).

Tre anni dopo è il carismatico chitarrista Martin ad essere silurato per “evidenti divergenze musicali e umane”. Le riviste, e soprattutto MTV, li danno per finiti e invece i Nostri pubblicano Angel Dust. Energico, schizofrenico, prodotto con suoni underground ma arrangiamenti da orchestra, una pietra miliare eterna per chiunque ami la musica alternativa. Personalmente, se dovessi finire su un’isola deserta con un solo cd a disposizione, le 14 tracce di questo album mi basterebbero e commuoverebbero tuttora. Pezzi da headbanging come Caffeine o Smaller and Smaller si alternano a costruzioni che anticipano i Tool o i Korn a mani basse (vedi Midlife Crisis o Land of Sunshine). E a dimostrazione del disinteresse per fans e critica, chiudono l’album con un’improbabile cover di Easy dei Commodores.

La carriera della band, da allora, è in totale libertà. Persa – con loro evidente piacere – la dipendenza dal favore del pubblico, tornano nel 1995 con un nuovo chitarrista e un suono sempre più e sempre meno nu metal al tempo stesso.

Perché la specialità dei Faith No More resta inventare in libertà e farsi beffe di se stessi contemporaneamente.

King for a day… è un album che potrebbe essere uno stupefacente greatest hits di qualunque band nata in quel decennio, ed è inutile dilungarsi su singoli brani: si alternano sfuriate in growl, stacchi degni di Burt Bacharach e brani ai limiti del progressive. Ancora 14 piccoli dipinti diversissimi tra loro, e che raggiungono il loro equilibrio proprio da un ascolto ininterrotto.

1997, l’anno della crisi. Esce un ultimo, sottovalutato ma interessante album, titolato modestamente Album of the year.

Alcuni pezzi sono tra i migliori mai scritti dalla band, e il nuovo chitarrista Jon Hudson, amico di vecchia data di Gould, si inserisce alla perfezione nel tappeto sonoro dei Faith No More. Il tour seguente mostra una band che pare trasmettere chiaramente un messaggio: abbiamo cambiato il metal e il rock, inutile procedere fino alla stanchezza. Ed ecco che nel ’98 arriva, come una doccia fredda, il comunicato ufficiale. La band si scioglie, tutti i membri perseguono le loro carriere soliste di alto (o eccelso) livello, quasi a sottolineare che la loro creatività necessitava di nuovi sbocchi.

I Mr. Bungle, che condividono il titolo del libro citato, sono solo un (notevole) capitolo di questi nuovi esperimenti; peraltro, come detto, già avviato negli anni ’80 da Patton. Il cantante, poi, ha ormai una quantità di gruppi e progetti attivi o defunti per cui non basterebbero 20 articoli come questo.

Meglio allora chiudere ricordando solamente che nel 2009 i nostri sono tornati sulle scene, regalando una nuova tournée priva di quei classici segni di stanchezza delle più celebri reunion. Continuano, come da tradizione, a ridere alle spalle dei fan, rimandando – forse per sempre – la pubblicazione di nuovo materiale. Ma è certo che quanto lasciato finora sulla scena musicale li rende degni di parafrasare una nota citazione: “la band che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”.

Naturalmente, però, mai eguagliata.

The Faith No More & Mr. Bungle Companion.

Self printed – ISBN 9781493696666

E’ possibile acquistarlo su Amazon:

http://www.amazon.com/The-Faith-More-Bungle-Companion-ebook/dp/B00GUTNAZM

Per notizie sull’autore:

http://www.allmusic.com/artist/greg-prato-mn0001880093

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