“In una classifica per numero di procedimenti penali, la Procura che più sta indagando per reati inerenti l’ecomafia non è quella di Napoli o Palermo, ma quella di Bologna. Questo ci dice molto su come le ecomafie siano ormai un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale”.

Così ha esordito il giornalista Enrico Fontana (direttore di Nuova Ecologia, giornale di Legambiente e autore del libro inchiesta “Dark Economy”), intervenuto al terzo appuntamento della rassegna “CNAutore” nella splendida cornice di Piazza Nova a Numana.

Fontana ha parlato chiaramente della difficile situazione di alcune regioni d’Italia, in particolare Campania, Sicilia e Calabria, che contano una presenza mafiosa estremamente importante, ma ha anche sottolineato che tale fenomeno oggi si è diffuso, in misura preoccupante, in tutta Italia.

Tra i casi più eclatanti degli ultimi 40 anni, citati da Fontana: le carrette del mare (navi piene di rifiuti probabilmente affondate volutamente per disperdere definitivamente il carico); le terre delle “fumare” in Campania (rifiuti tossici seppelliti abusivamente, in grado si sviluppare dopo alcuni anni reazioni chimiche con fuoriuscita dal terreno di esalazioni permanenti); gli scavi abusivi di ghiaia (che formano laghetti artificiali utilizzati dalla camorra per l’eliminazione di rifiuti pericolosi).

“Siamo in presenza di terre prive di democrazia – ha detto Fontana – dove esiste una sorta di contesto feudale dominato dal clan più forte, la cui potenza deriva anche da un tessuto sociale indebolito e da istituzioni assenti. La camorra spesso diventa, persino per gli imprenditori onesti che inizialmente subiscono il pizzo, in una sorta di possibile partner economico, inglobando nel tempo anche le imprese sane. Un processo che risulta facilitato dalle situazioni di solitudine che si sviluppano in un territorio abbandonato”.

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