Che fine fanno i profili Social dopo la morte?
Nell’era dei Social Network la domanda è tutt’altro che sciocca. Fino a pochi anni fa, quando ancora le nostre vite non viaggiavano così tanto sui binari del web 2.0, tutt’al più potevamo interrogarci su a chi lasciare i nostri beni materiali in caso di decesso. Oggi forse un pensierino su ciò che resta di tutto quello della nostra vita che diamo in pasto alla rete, è opportuno farlo. Tra chi se ne frega bellamente e chi si fa cogliere dall’ansia di cosa di sé rimane online e dell’uso che eventualmente potranno farne i posteri, io ho trovato, tra il serio e il faceto, la mia soluzione.
Ignorando totalmente il funzionamento dei Social al decesso del proprietario del profilo (forse Google+ ha un’impostazione sul tema, ma mi riservo di chiedere agli esperti), ho pensato di incaricare la mia migliore amica dicendole dove trovare tutte le mie password di accesso al fine di chiudere ogni mio profilo nel caso dovessi venire a mancare.
La riflessione, ridendo ma manco tanto – quindi giusto per mettere le mani davanti – è prepotentemente sorta in me dopo aver assistito, negli anni, alla scomparsa di alcuni contatti, i cui profili sono rimasti aperti, sospesi, abbandonati ai commenti più disparati di tutti coloro che non perdono tempo a voler essere i primi a lasciare un’impronta, a dire quanto era bravo/a e bello/a colui/colei che ora non c’è più (che poi sono anche quelli che magari fino a un mese prima asserivano di non sopportarne presenza o post).
Avendo in antipatia in generale falsità quanto frasi di circostanza, ho sempre evitato di partecipare a questa gara di commozione umana (ché se provi veramente qualcosa per qualcuno, non è che devi farlo sapere al mondo, è sufficiente che tu sia vicino ai familiari o agli amici stretti, di persona possibilmente, non in rete).
Così, dopo la recente scossa di terremoto nella mia zona, ho scritto un bel post che, mi auguro, sia stato preso con la dovuta serietà (perché anche nel ridere, si possono dire cose serie).
Ecco il post che avevo pubblicato sul mio profilo Facebook:
“Ok, c’è stato un terremoto, lo leggo da tutti gli stati degli amici della riviera Adriatica da Ancona verso sud. Sappiate che se dovessi schiattare, al mio funerale sono ammessi unicamente mia figlia, i miei genitori, i miei due nipoti e le mie due sorelle. Che se poi allarghi appena appena la cerchia devi invitare il mondo come ai matrimoni. Non cominciate a fare i lacrimosi con frasi di circostanza sui miei profili social, che se esiste un Aldilà giuro vi cancello tutti i post (tanto si sa, anche quelli a cui stai sui co@@@@ni non perdono occasione per dire quanto eri brava e bella), anzi la mia amica Barbara Licciardi sa cosa fare dei miei profili nel caso. Quei pochi che mi vogliono bene sul serio, o che provano stima, possono manifestarlo con opere di bene verso anziani, bambini, animali. I miei cari possono seppellirmi con carta e penna, il coprifasce arancione che ho fatto a ferri per la nascita di mia figlia e il mio amato pallone da beachvolley. In alternativa, cremarmi e spargere le mie ceneri in un campo da beach o in mare. Così, ridendo ma manco tanto, io metto le mani avanti”.
Il mio testamento social è fatto.
(Ora, se qualche guru del SMM sa quali sono le impostazioni dei vari Social in questi casi e vuol spiegarmi come si procede, la sua parola è assai gradita).