In tutte le elezioni che si rispettino c’è un favorito e ci sono gli sfidanti. Perché si rispettino anche le elezioni primarie del PD fiorentino, convocate in fretta e furia dopo l’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi, servono veri sfidanti, in grado potenzialmente di sorprendere. È per questo che, nel voto di domenica 23 marzo contro il favorito attuale vicesindaco Dario Nardella, si sono candidati Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti. Quest’ultimo in particolare ci interessa perché nella sua campagna sta trattando argomenti davvero inconsueti rispetto a quelli tipici del panorama Democratico. Cinquant’anni, ex assessore provinciale ed ex area Marino, Lo Presti sostiene di aver riscoperto la passione per la politica grazie ad un progetto grande e un po’ alternativo, dedicato alla cosiddetta “politica per la felicità pubblica”.
Alessandro, la “felicità pubblica”?
“Sì, la ‘felicità pubblica’. Perché le scoperte più straordinarie fatte negli ultimi trent’anni dalle discipline economiche, sociali e psicologiche hanno alla base l’idea per cui la felicità può essere studiata e il benessere collettivo misurato. Dobbiamo andare oltre ai tradizionali indicatori economici, per creare politiche che abbiano a che fare con ciò che davvero dà qualità alla nostra vita”
Il rischio non è quello di essere percepiti un po’ troppo “naif”?
“(ride) …Certo, il rischio c’è. Però io ci credo e tengo a far capire che questa non è teoria, ma un insieme di buone pratiche che migliorano la vita di tutti. È un progetto concreto”
Quali sono le tue priorità per Firenze?
“Immagino una Firenze come ‘città dei beni comun’, che grazie ad una riforma del regolamento comunale faciliti la gestione dei cosiddetti ‘beni comuni urbani’ (immobili inutilizzati, spazi verdi, etc…) da parte direttamente delle associazioni di cittadini, che a Firenze sono tante e vitali.
Propongo poi di aiutare le famiglie del ceto medio attraverso una maggiore equità fiscale rispetto a quella parte di tasse che fa capo al Comune. E poi ancora implementare una strategia ‘rifiuti zero’ attraverso la raccolta differenziata porta a porta e costruire una città ‘a misura di passi e di pedal’, con la creazione delle linee di tramvia e di un bike sharing pubblico sul modello Barcellona”.
È un progetto molto ambizioso. Come vedi la “smisurata ambizione” dell’ex sindaco e in cosa si distingue, se si distingue, la tua?
“La mia ambizione è differente perché ambisce ad affermare una visione. Io voglio essere un tramite di questi progetti, e voglio che prescindano dalla mia persona. Ho l’ambizione che questi temi diventino il pane quotidiano della politica. Sembra invece che Renzi sia ambizioso in quanto molto concentrato su di sé”
Cosa ne pensi del city brand? Ti piace?
“No, mi fa un po’ tristezza. È oggettivamente uguale a quello di Praga ed è un po’ assurdo che l’amministrazione che ha indetto il bando, per voce di Nardella, ora lo rinneghi”.
Torniamo al progetto di “città a misura di passi e di pedali”. Come pensi di convincere i fiorentini a mollare la macchina?
“Mah, la macchina la molli se fai le infrastrutture. Come ho già detto, le altre due linee di tramvia prima di tutto. Puoi convincere le persone solo se crei un’alternativa credibile all’automobile”.
E invece rispetto ai giovani, esiste secondo te un problema specifico a Firenze?
“Sì, e va ben oltre al delicatissimo tema della movida, perché Firenze deve essere e deve diventare una città attrattiva e agevole per i giovani, un luogo di opportunità e di innovazione. Proprio in virtù di questa idea ieri ho parlato con i ragazzi di ‘Attiva Firenze’, un associazione di giovani professionisti che spinge per far diventare Firenze una città più “smart”, nelle politiche di gestione di rifiuti, nel risparmio energetico, nella mobilità sostenibile, nell’economia collaborativa…”
Su questo, spesso attraverso il web scopriamo molte straordinarie sperimentazioni di politica locale a giro per il mondo. Potendo scegliere, quale progetto riuscito altrove vorresti importare a Firenze?
“Ne cito spesso tanti, ma quello più ambizioso sarebbe quello della cosiddetta ‘moneta complementare’. Gli esempi sono quasi cinquemila in tutta Europa, come quello del comune di Nantes in Francia, di alcune realtà del sud della Baviera, e della Sardex, diffusa in tutta la Sardegna. Una ‘moneta complementare fiorentina’ darebbe un forte aiuto all’economia locale, così come accaduto nella maggioranza dei casi, creando un’inedita coesione tra le attività, una logica di scambio e collaborazione”.
Parliamo un secondo delle teorie che stanno dietro alla tua proposta: qual è la lettura che più di ogni altra ha influenzato la tua prospettiva e che consiglieresti?
“Un autore dei più importanti è Richard Layard, economista della London School of Economics, e in particolare il suo libro ‘Felicità. La nuova scienza del benessere comune’. Pone le basi di una vera ‘scienza della felicità’, nell’onda dell’infinità di scoperte fatte dalla cosiddetta psicologia positiva, e poi a livello sociologico ed economico. Su questo filone di studi, uno dei più importanti esponenti è Stefano Bartolini, professore di economia a Siena, che ha scritto un vero e proprio ‘Manifesto per la Felicità’ e che ha collaborato con noi per la crescita del nostro movimento”.
Tu sei buddista. In che modo il tuo credo ha influenzato la tua visione politica?
“Guarda il buddismo ha influenzato la mia vita a 360 gradi, sia negli aspetti privati che in quelli pubblici. Però, nel merito di questo progetto, ciò che mi ha motivato non è stata solo la mia personale visione, ma anche il fatto di aver visto una convergenza di persone che vengono da diversissime attività, culture e anche religioni. Sia nel nostro gruppo che nel dibattito teorico, vediamo incontrarsi persone di diversissima natura. Per questo credo davvero che quello della felicità pubblica sia davvero un tema di tutti e per tutti”.