L’avevamo vista a settembre a Milano, nella splendida cornice del Teatro Parenti, dove presentò in anteprima al pubblico italiano le undici splendide tracce del suo nuovo One Breath (7 ottobre 2013, Domino), cinque mesi più tardi Anna Calvi è tornata nel nostro Paese con una serie di quattro date a Torino, Bologna, Roma e Brescia.

L’abbiamo intercettata a Torino, dove, dopo un’interminabile attesa (l’inizio del live fissato per le 21 e 30 è inspiegabilmente slittato alle 23), la cantautrice e chitarrista londinese ha incantato un gremito Hiroshima Mon Amour. Accantonato il tanto criticato atteggiamento perfettino e riesumato il look rosso passione degli esordi, ma meno ingessato, come testimoniato dal capello sciolto ed indomabile, Anna ha dato vita ad una performance che ha stupito per l’intensità e la generosità con cui si è data al pubblico.

Già il trittico sparato in apertura, Suzanne & I, terzo singolo estratto dall’album d’esordio Anna Calvi, seguito a ruota dai due dell’ultimo lavoro, Eliza e l’ipnotica Sing To Me, lascia ad intendere quale sarà il tenore della serata. L’utilizzo sapiente di un’incredibile gamma di dinamiche, accanto ad un’interessante rivisitazione di pezzi “vecchi” come il primo, è ciò che colpisce maggiormente in questo inizio di concerto. Ma c’è dell’altro come immediatamente suggeriscono Suddently e Cry, entrambi dal nuovo One Breath: il trattamento riservato da Anna al suo strumento gode di una fisicità sconosciuta in passato, l’approccio è al limite della violenza e non disdegna di inoltrarsi in dissonanze ed effetti quasi cacofonici. Dopo un breve tuffo nel passato con la cover di Surrender (Elvis Presley), a ribadire il concetto ci penseranno la strumentale Riders To the Sea (LINKYOU TUBE) e I’ll Be Your Man, assieme a Love of My Life, in quanto a scrittura, un unicum nel repertorio della Calvi. A seguire, è la volta di una tripletta di pezzi nuovi, Piece By Piece, Carry Me Over e Bleed Into Me, l’affondo nelle già vulnerabili profondità emotive dell’audience portato da scelte timbriche preziose, con la presenza sul palco di due synth, vibrafono, dulcimer, marimba, harmonium e percussioni a non finire e da un chitarrismo che riesce ad essere estremo senza perdersi in sterili virtuosismi, sempre attento all’aspetto espressivo.

Prima dell’encore c’è spazio per un’altra cover, questa volta si parla di The Boss e della sua Fire, seguita da due pezzi del primo album, Desire e Love Won’t Be Leaving. Rientrati sul palco Anna e soci sferrano il colpo finale con il b-side da brividi A Kiss To Your Twin (LINK YOUTUBE), una versione decisamente spinta si Blackout e la cover di Jezabel (Edith Piaf) da cui tutto prese le mosse. Incantatrice.

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