Chi ama le novelle di Kafka potrebbe interessarsi al film esordio di Luigi Lo Cascio  in veste di regista e soffrire o ridere del dramma che il protagonista Michele Grassadonia (Luigi Lo Cascio), un “ecologista” di Siena, si ritrova a vivere.
Da otto anni Michele vive in modo alternativo: non guida più, raccoglie l’acqua piovana per l’igiene personale e gli usi domestici, ha costruito una bicicletta che produce l’elettricità necessaria per radersi, fa a meno del riscaldamento e dell’illuminazione. É architetto e lavora in uno studio in cui ha introdotto dei cambiamenti per ottimizzare i risparmi, a scapito dei suoi colleghi che rimpiangono le comodità a cui hanno dovuto rinunciare e che si trovano costretti a patire il freddo a cui, invece, Michele rimedia facendo jogging per arrivare in ufficio.
Se si volessero descrivere quattro tipi di persone che vivono il disagio dell’alienazione avremmo i conformisti che si adattano alle leggi imposte e che ripropongono i valori di una società malata, a seguire i meno fortunati che adattandosi perdono, diventano criminali e cercano di combattere il sistema con atti sovversivi, ancora, gli individui che rimangono in una posizione debole e che soffrendo dell’ingiustizia, rimangono vittime eterne, e infine quelli che, avendo una propria idea della morale e della verità, cercano di migliorare il sistema, di cambiarlo attraverso un’attività contraria al sistema, Michele rientrerebbe almeno inizialmente nell’ultimo gruppo di persone.
Insieme al suo amico con il quale condivide lo stile di vita alternativo, promuove una serie di iniziative ecologiche come per esempio la disattivazione notturna dell’elettricità o lo scambio degli elettrodomestici tra gli abitanti di Siena. Michele sembra vivere bene. É tranquillo, umile, convinto delle cose che fa e ha un cuore puro.
Ma che cosa succede agli ingenui, agli autentici, agli animi innocenti? A un certo punto la beata ignoranza, l’onestà e la buona fede portano il protagonista in un labirinto complesso che  lo porterà al turbamento e poi alla corruzione. La caduta di Michele Grassadonia comincia quando una sera il capo gli chiede di fare da autista alla sua amante; mentre guida (un auto elettrica!) urta contro un misterioso oggetto, e poi subito dopo contro una macchina parcheggiata. Michele scende per verificare cosa abbia colpito ma non trova nulla. Lascia un biglietto con il suo recapito telefonico che presto la pioggia renderà illeggibile e continua il percorso. Sulla strada vede ancora qualcosa, ma questa volta riesce ad evitare l’oggetto. Dopo qualche attimo di esitazione decide di fermarsi. A terra c’è un uomo gravemente ferito che fortunatamente respira ancora. Michele chiama la polizia (sì, ha un telefonino!) e quando arrivano gli agenti è disponibilissimo a deporre per il verbale. Pian piano lo spettatore assiste al decorso dell’interesse benevolo al sospetto dispregiativo del poliziotto nei confronti dell’ingenuo Michele. Comincia l’interrogatorio: “Perché ha girato l’uomo prima di chiamare la polizia? Le vittime di incidenti non si toccano mai! Perché si trova lì a quell’ora di fronte a quella casa “speciale”? (Michele non capisce che l’uomo ferito è probabilmente uscito dal bordello accanto e che la polizia pensa che anche lui sia un visitatore). Perché la sua macchina è parcheggiata così lontano? Perché è tornato indietro solo in un secondo momento e non si è fermato subito? (Essendo un ecologista aveva pensato che fosse un sacco per la spazzatura lasciato sulla strada.) E infine: perché ci sono le tracce di un urto sulla carrozzeria della macchina?”
In breve l’eroe si trasforma in un criminale. La storia di Michele s’ingarbuglia in fraintendimenti, tra argomentazioni inverosimili e coincidenze sfortunate e inizia il cammino kafkiano contro la burocrazia, la logica della legge, e contro l’immobilità del cuore corrotto. Gli avvocati che lo seguono si dimostrano poco interessati al reale svolgimento dei fatti, perché non è la verità che conta ma la vittoria.
Michele, il nuovo Josef K. (si veda “Davanti alla legge”, 1915), all’inizio ascritto tra le persone che cercano attivamente di cambiare il sistema, in un primo momento rientra nella categoria dei criminali, poi in quella della vittime e alla fine forse nella categoria dei conformisti?
Il finale è aperto. Quando a Michele viene chiesto se alla luce dei risultati dell’inchiesta aiuterebbe di nuovo la vittima che ha soccorso e che nel frattempo è deceduta e non può testimoniare per scagionarlo, non risponde, ma una scena eloquente chiude il film: in tribunale quattro uomini in cerchio palleggiano con dei raccoglitori di documenti.

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