Fabio Valente aka «Posso Farti Una Foto?». Due grandi passioni, la musica live e la fotografia istantanea. Nelle sue foto si percepisce il sudore, il volto e la bellezza di uno dei lavori più belli al mondo.
Ciao Fabio, benvenuto su “Il Malpensante”. Parlaci un po’ di te. Com’è nata l’idea «Posso Farti Una Foto?»
Parto dall’inizio allora: classe ’73, un diploma di terza media e una ditta in proprio dove produco sacchetti in carta. La fotografia è arrivata molto tardi e solo come passione. Nel 2012 curavo il merch di Bugo, il ragazzo che mi stampava le magliette mi invitò ad una serata dove suona lui con la sua band e Giorgio Canali. Pochi giorni prima del live avevo comprato una scassatissima Polaroid e decisi di portarmela al concerto dove scattai la mia prima istantanea ad un artista. Da lì cominciai a portarmi la fotocamera durante i live di Bugo. Col tempo entrai nel “giro giusto” e nel 2014 diedi un nome a quello che stavo facendo.
Cosa ti ha spinto ad usare le fotocamere istantanee? Quali macchine fotografiche ti porti dietro?
Queste fotocamere sono semplici da usare, schiacci un bottone ed esce la foto. La mia signorina preferita è una Polaroid 103 (prodotta dal ’65 al ’67) che usa pellicole fuori produzione. Poi ho una Polaroid 680, una nuova Polaroid OneStep+ e una Instax Wide 100. Ognuna utile per le varie situazioni e per le proprie caratteristiche.
Hai fotografato tanti artisti nel Nordest durante i loro tour, hai fotografato le migliori band in giro per i festival italiani, avrai visto un milione di concerti. Secondo te la scena musicale italiana, vista da dietro il tuo mirino, è cambiata negli ultimi anni? C’è una mutazione in corso?
Beh, non sono molti 6 anni, però mai come negli ultimi tempi si sono visti sul palco tanti artisti creati a tavolino, mere operazioni commerciali. Magari c’erano anche prima ed ero troppo ingenuo per accorgermene. Ma l’hype non c’è solo nella musica.
È nato in te prima l’interesse per i live o quello per la fotografia? In che modo sono correlati i due mondi per te?
La musica. Da adolescente, quando avevo soldi in tasca, li spendevo in vinili. Ricordo che negli anni 90 tutti in casa avevamo un impianto hi-fi, c’era più attenzione anche sul come si ascoltava la musica. Sul come siano correlati tra loro, beh… forse non sono in grado di dirtelo ma ti consiglierei di vederti qualche vecchio live dei Pink Floyd.
Ci sono ritratti a cui sei particolarmente legato? Hai aneddoti che ti piacerebbe raccontare riguardanti il tuo progetto fotografico?
Ho qualche foto che mi fa piacere ricordare, sono legate alle persone che ho sempre stimato e mai avrei pensato di poter incontrare: Milo Manara, Renzo Rosso, Oliviero Toscani, i Prodigy, Fatboy Slim per citarne alcuni. Aneddoti? Ne avrei tanti ma non posso raccontarli altrimenti non potrei continuare a fare questo. Quel che succede in backstage rimane lì.
Come stai vivendo il periodo di inattività legato a questo momento difficile che tutto il mondo sta affrontando?
Non ho mai smesso di lavorare durante la lunga quarantena, però ho seguito molte dirette su Instagram di Oliviero Toscani e di Settimio Benedusi, dove si parla(va) sì di fotografia, ma non come tema centrale. Non potrai mai fare una buona foto se sai solo di fotografia, non basta. Nella foto devi mettere il tuo bagaglio di conoscenza.
L’artista che vorresti fotografare ma non hai ancora avuto la possibilità di farlo.
Damon Albarn (Blur, Gorillaz…), poi i Die Antwoord e Dinosaur Jr., ci sono andato vicino ma avevano lo stesso tour manager!!! Gli altri che non sono riuscito a fotografare in questi anni (pochi) non mi interessavano veramente, sennò qualcosa avrei portato a casa pur di completare “l’album”.
Sfogliando le migliaia di foto dei tuoi “dietro le quinte”, i miei occhi sono stati rapiti non solo dalle foto che catturano l’energia del backstage prima e dopo un live, ma anche da foto un po’ più studiate, ricercate, artistiche, chiamiamole come vuoi, sicuramente diverse, che percorrono la strada opposta che percorri abitualmente. Raccontaci qualcosa in più. Hai in cantiere progetti che corrono paralleli a «Posso Farti Una Foto?».
La voglia di sperimentare c’è, ma sono molto pigro e mi distraggo facilmente. Spesso non pubblico quello che scatto fuori dal mio progetto, lascio le foto sul tavolo a prendere polvere. Forse non mi applico in altre cose perché non le sento mie, tutto qui.
Hai ancora un po’ di righe a tua disposizione, per dire qualcosa di te o semplicemente quello che ti passa per la testa.
L’unica cosa a cui penso ora è che tutto si risolva al più presto. Il mondo dello spettacolo è in ginocchio ed è un problema che a cascata coinvolge tutti. Non vedo l’ora di rivedere tutti, amici, conoscenti, artisti… perfino quel tour manager che non mi lascia mai far la foto.
Grazie a Fabio per questa intervista e grazie soprattutto per averci portato con le tue foto nei migliori backstage d’Italia. Trovate «Posso Farti Una Foto?» ai seguenti link:
