Ricorderete certamente l’episodio di Cefalo e Aurora, e Procri che ad un certo punto si ritrova a Creta per salvare Minosse dal sortilegio fattogli dalla moglie Pasifae. Ecco, Arianna è la figlia di questi due, giusto per iniziare a fare due collegamenti e capirci un po’ di più.
Figlia quindi dei re cretesi Arianna è ricordata per aver aiutato, accecata dall’amore, il giovane Teseo ad uscire dal labirinto del famoso Minotauro. La giovane consegna all’eroe un gomitolo di filo suggerendo di legare l’estremità all’entrata del labirinto stesso così da poterne agilmente uscire. Uccisa la bestia Teseo e gli altri ateniesi rifuggono verso Atene, Arianna al loro seguito. Arrivati all’isola di Nasso Teseo fa addormentare Arianna e l’abbandona immersa in un profondo sonno.
La giovane al risveglio vede la nave di Teseo allontanarsi, disperata si rifugia in un mare di lacrime. La sua sofferenza però ha breve durata, un carro trainato da leopardi sta arrivando a salvarla e per sua fortuna c’è Bacco in quel carro, che ebbro e innamorato della disperata le chiede di sposarlo. Per le nozze Bacco fece costruire da Efesto (o Vulcano: dio del fuoco, dell’ingegneria, della metallurgia e della scultura) un diadema d’oro, che una volta lanciato in cielo nel momento clou del sodalizio diventa la costellazione della cosiddetta Corona Boreale. Dall’amore di Bacco e Arianna nasceranno quattro figli.
Ora, io l’ho riassunta davvero molto anche in virtù di un mito più conosciuto di altri, ma le versioni sono infinite, per la cronaca non si capisce un comportamento così meschino da parte di Teseo, il che farebbe pensare che buona parte del mito originario sia andata perduta.
Tirando le somme, di tutte le storie di disperazioni di amori, abbandoni e tradimenti, di sicuro sposando il dio del vino questa il lieto fine ce l’ha.
Ovidio fa una lunga descrizione della disperazione di Arianna nelle sue Metamorfosi, per questo molti pittori del rinascimento hanno preferito questa scena piuttosto che altre come significativa del mito, altre rappresentazioni la ritraggono o nel momento in cui dona il gomitolo a Teseo o alle nozze col suo nuovo dio sposo.
Vi propongo un anomalo Tiziano con un quadro che mi confonde, saturo di colori, caotico e chi più ne ha più ne metta, ma di sicuro rappresentativo del mito.
E’ il momento in cui arriva Bacco. Arianna sulla sinistra indica le vele di Teseo ormai lontane, sopra di lei la costellazione della Corona. Ci sono i leopardi che trainano il carro simbolo della diffusione del culto in Asia, gli strumenti musicali suonati dalle Baccanti che per di più sono a percussione, caratteristici della musica “dionisiaca” (al contrario di quelli a corda che simbolici di Apollo), dietro di loro c’è un asino, compagno inseparabile di Sileno, l’educatore di Bacco, conosciuto come personaggio corpulento e perennemente ebbro, infine in primo piano i vari satiri che fanno sempre parte del corteo di Bacco. I riti in onore del dio prevedevano la presenza di serpenti, ecco perché spesso sono raffigurati attorcigliati ai vari corpi. E’ un casino, ma insomma, è pur sempre un baccanale.Vi propongo poi la versione marmorea del mito, custodita agli Uffizi nella sala 35, anche detta di Michelangelo per il Tondo Doni che potete vedere sullo sfondo della foto (scelta apposta). Copia romana dell’originale greco del II secolo a.C.
In copertina: Cima da Conegliano, Nozze di Bacco e Arianna, 1505-1510 circa, Milano, Poldi Pezzoli. A volte chiedere in sposa da ubriachi giova.
Dedicato all’unica altra Arianna che conosco, e ai nostri baccanali.