Secondo Berlusconi con la legge elettorale non si mangia.
Non si potrebbe che essere d’accordo con quanto asserito se si guarda la cosa da un preciso punto di vista. Di certo non mangia il cittadino, costretto suo malgrado ad accettare formazioni di governo lontane anni luce dai responsi delle urne e, in particolar modo, molto attente alla conservazione di un caos continuo. In questa prospettiva collaudatamente tradizionalista, qualsiasi ritorno alle urne non potrebbe che favorire lo stagno politico secondo un rapporto di gioco forza volto a tutelare gli interessi generali degli intoccabili e qualche interesse particolare. Appunto, secondo quanto accade ormai da 60 anni: dalla vecchia Dc ai socialisti ai neoliberali armati del Silvio nazionale. Ma dai media e dalla stampa di partito traspare l’idea di un governo che voglia soffermarsi sulle questioni importanti, sulle riforme urgentissime che incentivino la ripresa economica, il circolo di denaro, il potere d’acquisto. Riforme che attecchiscano sul sociale.

Quali?

Il lodo Alfano sul legittimo impedimento, il ddl sulla riduzione della pena per i condannati in concorso esterno in associazione mafiosa (decreto salva-Marcello), il blocco dei processi dei Pm politicizzati (l’unità di misura che possa stabilire se e quanto un pubblico ministero sia politicizzato è da ritenersi estremamente personale ed arbitraria), il ddl Anti-Grillo ovvero una proposta di legge nata (pensate, in una sola notte) dalla mano della strana coppia Zanda-Finocchiaro e presentata alla commissione per gli affari costituzionali volta ad impedire ai Movimenti, privi di uno statuto ufficiale e di personalità giuridica, di partecipare alla cosa pubblica secondo un principio di incostituzionalità tardivamente individuato (una sola notte per ritenere incostituzionale la partecipazione cittadina alla democrazia del M5S contro un ventennio ancora insufficiente a ritenere incostituzionale l’eleggibilità del Cavaliere); lo stanziamento di 13 MILIARDI DI EURO per l’acquisto di 90 caccia F-35 (perché, secondo le personalissime intuizioni del Capo di Stato Maggiore Mantelli, non sono escluse altre guerre). Dati confortanti se si considera una spesa militare che nel 2012 ha toccato i 26,46 miliardi di euro, a fronte cioè di fondi per le spese militari che hanno addirittura eguagliato le risorse messe a disposizione dallo Stato in materia di politica sociale.

La parabola si conclude quando il premier Letta annuncia l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti (qualificandolo ancora come “finanziamento pubblico” Letta ammette il raggiro, la porcata della pacificazione generale firmata nel 1994, su quello che convenzionalmente è definito “Rimborso elettorale” alla luce di un referendum abrogativo tenutosi appena un anno prima) mediante l’ennesimo concepimento degno dell’accezione più esemplificativa del concetto Made in Italy.

La riforma truffaldina entrerà in vigore nel 2016, ma sarà attiva solo dal 2017 e si avvarrà, salvo remoti imprevisti, della formula “Salva intese”, ovvero della condizione sine qua non verrebbe meno il tentativo dichiarato di una purificazione spirituale della politica. La norma, annunciata tra clamori, trionfalismi ed un certo prurito da smania, sostituirebbe l’attuale finanziamento pubblico con delle semplici “donazioni volontarie” provenienti dal gettito fiscale dell’Ire. Fin qui nulla di eclatante per gli italiani, ormai preparati a tutto, se non fosse che il due per mille specificato nel testo può articolarsi in due direzioni. Da un lato, i contribuenti volontari potranno indicare esplicitamente i partiti ai quali destinare il proprio contributo economico forzato; dall’altra, potranno dichiarare di voler devolvere il due per mille direttamente allo Stato, il quale provvederà a sua volta a ridistribuire gli introiti tra le forze politiche in maniera proporzionale. Morale della storia: indicare a chi destinare il fondo oppure ci penserà lo Stato. Ma del prelievo forzoso volontario non è possibile fare a meno, è un ossimoro necessario da presentare con urgenza tra i punti all’ordine del giorno.

E solo per non farci mancare nulla, va detto che il testo, non ancora disponibile nella sua stesura definitiva, porta nelle casse delle forze politiche circa 800 milioni di euro, sebbene il ministro delle riforme costituzionali Quagliarello garantisca un tetto massimo di 61 milioni di euro. Tetto massimo che, nell’arco di tempo di una legislatura completa, porterebbe nelle casse dei partiti una somma comunque superiore al corrispettivo disciplinato dall’attuale legge. C’è da chiedersi poi cosa sarà dei restanti 739 milioni; in che misura avverrà il prelievo forzoso, se secondo fasce di reddito o in maniera equivalente ed indipendente. Ma di queste domande gli italiani possono anche fare a meno.

Perché ci penserà l’abrogazione dell’Imu a renderli felici mentre, in coda alle poste, attendono il biscottino da due/tre/quattrocento euro in preda ad una atipica transumanza fuori stagione. Saranno quelle monete, donate dal re nel nome del voto di scambio, a pacificare il popolo, ad abbattere un tasso di disoccupazione ai massimi storici, a rinverdire la fiducia dei mercati europei e, soprattutto, a dare la frustata definitiva all’economia interna. Il tutto mentre il governatore di Bankitalia sentenzia lo smarrimento venticinquennale del Pil.

Se da un lato l’acume giornalistico della folta schiera “mediasettina” annuncia più soldi nelle tasche della “gente normale” per merito della strategia ricattatoria messa in atto dal capoccione ai danni (fino a un certo punto) della coalizione di centro-sinistra; dall’altro, quella sparuta minoranza ancora dedita all’onestà intellettuale, ravvisa un innocente sbandamento semantico nelle dichiarazioni di Letta. Sì, perché l’Imu slitta ad Agosto. L’imu si pagherà e ad Agosto, salvo ulteriori provvedimenti.

Dunque di legge elettorale non si mangia. Ma forse, analizzando a fondo, e con tutte le cautele del caso, il quadro descritto, forse, quanto asserito dal Cavaliere non è poi così incontestabilmente vero: lui, i suoi eserciti della libertà ed un’opposizione farlocca e da sempre compiacente, di legge elettorale ci hanno mangiato per 20 anni.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO