Dal 7 Dicembre 2013 al 6 Gennaio 2014, presso la Villa Castello Smilea a Montale (PT) si tiene una mostra, curata da Pierluigi Carofano, dall’interessante titolo: “Il giuoco al tempo di Caravaggio – Dipinti, giochi, testimonianze dalla fine del ‘500 ai primi del ‘700”. L’esposizione ha come obiettivo quello di mostrare quanto il gioco abbia influito sui comportamenti umani di ogni tempo, giacché, sebbene si svolga in un arco di tempo definito, presuppone l’accettazione incondizionata della regola da parte del giocatore… e già solo questa considerazione è sufficiente per far comprendere allo spettatore evidenti parallelismi con il vivere civile quotidiano!
Possiamo dunque affermare che le premesse perché sia una mostra interessante ci sono tutte, soprattutto leggendo il pannello introduttivo molto esauriente ed accattivante posto all’ingresso.
Il percorso, che si apre con una versione de “Il baro” di Caravaggio realizzata da un anonimo allievo del suo laboratorio e si chiude, in una sorta di percorso circolare, con la versione originale del grande Merisi, si sviluppa in otto sale cui corrispondono relativi nuclei tematici che intendono richiamare i momenti salienti del gioco e delle occasioni di festa in cui esso si manifesta maggiormente. Inoltre, affianco ai dipinti, sono esposti alcuni oggetti di gioco molto pregevoli e di rara fattura, come un mazzo di carte milanesi del Seicento ed una Tombola del Settecento, che destano l’attenzione e la curiosità degli astanti e che rendono accattivante l’esposizione.
Tuttavia i migliori propositi di questa mostra vengono resi vani e penalizzati da un allestimento poco curato, in cui scarseggiano: l’Illuminazione che ,essendo mirata alle sole opere, rende difficoltosa la lettura dei pannelli; didascalie esaurienti ed esaustive, poiché mancano di contestualizzazione storica e in molti casi si limitano a dare cenni superficiali sulla vita di artisti come Guido Reni o Bartolomeo Schedoni (mettendoli in relazione al percorso tematico espositivo solo per il loro vizio del gioco e con poche opere, come la “Santa Cecilia” e il “Bambino dormiente” di Reni o la “Maddalena penitente” di Schedoni), oppure si limitano a descrivere pedissequamente opere presenti in mostra, forse con l’intenzione di porre l’attenzione dello spettatore su un particolare significativo; ed infine, costante elemento di disturbo è la musica a tema natalizio diffusa in sottofondo lungo tutto il percorso.
In conclusione, sebbene non ci si aspetterebbe di trovare molte opere del Caravaggio, dal momento che si tratta di una piccola mostra “di periferia” e giacché si è ormai consapevoli dell’attestata e generale tendenza da parte degli organizzatori ad utilizzare grandi nomi come attrattiva per un pubblico numeroso, riteniamo che si sarebbe potuto curare meglio il contenuto dei pannelli, in modo da accompagnare il pubblico in questo interessante percorso, poiché tema e spunti di riflessione sono originali ma è del tutto essente il riferimento al quadro storico politico. Ad esempio il periodo preso in analisi inizia con il Cinquecento ma, datazione delle opere a parte, niente ci spiega cosa stia succedendo in Italia ed in Europa in un periodo così “caldo”! Magari un accenno alla Controriforma o alla posizione ed ai provvedimenti che la Chiesa assunse in merito alle problematiche relative al gioco sarebbero stati utili e costruttivi!
Ci rammarichiamo del fatto che si sia persa un’occasione per far comprendere e conoscere meglio al pubblico un pezzo delle nostra storia.